Chi non dubita, sa tutto

Pubblica opinione e verità storica sono spesso determinate da un criterio semplice: sono la versione della classe dominante fintanto che questa ha la costanza di ripeterla e riaffermarla.
A dispetto di qualunque evidenza contraria e a prescindere da quanto infondata sia la versione ufficiale.
I governi, gli apparati di dominio e di coercizione non propongono ipotesi: affermano.
Quando argomentano, in realtà costruiscono menzogne necessarie a giungere alla conclusione già predeterminata e fondata sul solo criterio della convenienza.
Il reale svolgimento dei fatti, quello a tutti evidente ma coperto da guerre tra tifoserie - nel più classico dei divide et impera - viene sdoganato solo quando non crea più imbarazzi o quando non vi sia più interesse a coprirlo.
Questo può accadere nello spazio di giorni, mesi, anni o decenni.
Così l’orrore nazifascista è stato scoperchiato in fretta, essendo stati sconfitti tali regimi.
Idem per la pulizia etnica nella ex-Jugoslavia.
Per chiamare “colonialismo”, “pulizia etnica”, “genocidio” - insomma: per chiamare col suo nome ciò che avviene oggi a Gaza e West Bank - bisognerà aspettare due cose: la sconfitta degli interessi occidentali che appoggiano lo sterminio e un capro espiatorio su cui scaricare ogni nostra responsabilità.
Oppure - condizione alternativa- è che l’arroganza del potere riconosca la passività e l’ignavia di tutti noi e dica: “Sì, abbiamo ucciso centomila persone e non ci fermeremo finché non avremo ucciso ogni uomo, donna e bambino. E allora?”
È lo scenario peggiore, perché quel “e allora?” urla tutta la nostra silenziosa complicità. Urla la nostra meschinità. Ed è lo scenario che già si fa strada (come si constatava qui)..
Segnalo come ulteriore spunto questo articolo sul mondo al contrario.