La Dichiarazione dei diritti universali dell' uomo: introduzione

28.08.2019

"Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona."

(Dichiarazione dei diritti fondamentali dell' uomo, art. 3)

Ha senso il diritto di respirare se non si ha diritto all' aria? Può esservi diritto a bere e a mangiare senza diritto all' acqua ed al cibo?

Può esservi diritto alla vita senza diritto a quanto è indispensabile alla vita? A cosa si riduce il diritto senza la garanzia degli strumenti e delle condizioni attraverso le quali tale diritto è esercitato?

Comincio con questo articolo una serie di considerazioni sulla "Dichiarazione dei diritti fondamentali dell' uomo", che considero l' abito ideologico più lussuoso e seducente - e il serpente dell' Eden insegna quanto seduzione e inganno camminino di pari passo - indossato dal sistema capitalistico per definirsi e contrapporsi ad ogni altra organizzazione umana prodotta dalla storia: è con tale armamentario ideologico che la società borghese afferma non solo la propria superiorità rispetto ad ogni altra epoca ma anche la propria insuperabilità e necessità storica.

Parto dal terzo articolo perché è il più noto e celebrato ma, vedremo nei prossimi post, quanto detto per questo articolo è valido anche per gli altri.

Vi sono nella sua formulazione sei sostantivi: "individuo" e "persona" sono sufficientemente comprensibili a tutti. Pari evidenza sembra valere anche per gli altri, dal momento che non è stata ritenuta necessaria alcuna ulteriore definizione: "diritto", "vita", "libertà", "sicurezza".

Ma è veramente così? Si tratta di parole davvero chiare, dal significato univoco? Non celebriamo forse l' antica Grecia come modello di democrazia e di libertà, laddove troviamo in effetti un sistema politico basato sulla schiavitù? Durante il medioevo, l' obbedienza ai precetti religiosi e al signore feudale erano ritenuti la massima realizzazione della libertà, una libertà "ordinata" in antitesi al caos e all' eresia. Ciascuna di queste epoche - così come tutte le altre - sottoscriverebbe il principio secondo il cui la libertà è un diritto di ogni individuo.

"Lo stato moderno non ha più difficoltà a riconoscere i diritti dell' uomo di quante ne avesse lo stato antico a riconoscere la schiavitù".

(Karl Marx)

Parole come "famiglia", "società", "diritto", "libertà" eccetera - ossia parole che indicano rapporti tra cose o persone - esistono da sempre ma mutano il proprio significato a seconda del mutare dei rapporti che rappresentano. E in base a cosa mutano tali rapporti? In base al modo in cui la società si organizza per produrre e riprodurre se stessa.

In questo senso, gli antichi potevano riempirsi la bocca con declamazioni sulla libertà mentre in casa avevano degli schiavi, senza che le due cose si contraddicessero; allo stesso modo, la Dichiarazione può riconoscere a tutti tale diritto senza curarsi delle moderne forme di schiavitù (quali siano tali forme lo discuteremo nei prossimi post).

"Ma sì, toglietemi la vita e tutto,

non fatemene grazia, a questo punto!

Mi togliete la casa,

se togliete il sostegno che la regge;

mi togliete la vita,

se mi togliete i mezzi su cui vivo."

(da "Il mercante di Venezia")

Anche quando si parla di diritto alla vita le cose sembrano di una chiarezza cristallina: ciascuno ha diritto a vivere. È altrettanto chiaro che ciò significa il diritto agli strumenti che consentono la vita? E chi dovrebbe garantire tale diritto e a quali condizioni? La Dichiarazione tratta di "principi", non della loro applicazione, ma i principi sono vuoti ideali se non si traducono in atti; poiché tali conquiste le vediamo solo nella Dichiarazione, possiamo dire che la peculiarità storica del sistema borghese, le conquiste che dovrebbero affermarne l' insuperabilità storica, consistono proprio in questo: vuoti ideali, perseguibili e perseguiti solo nella misura in cui garantiscono e consentono la vera peculiarità storica dell' economia mercantile: il profitto.

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